"O L Y M P I A" 5 febbraio | 4 marzo 2011
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Il lavoro di Claudia Marini inaugura, quale primo evento legato allo Spazio Espositivo Pretto, la progettualità 2011 di Phf Photoforma, quest'anno monograficamente dedicata al paesaggio urbano. Le rassegne d'autore che si prevede di realizzare sono infatti iscritte entro un progetto di proposta visiva che ha per tema : "Le città degli uomini: per un'interpretazione espressiva del paesaggio urbano".
Claudia Marini, fotografa professionista di origini trentine, si è dedicata a questo lavoro per ragioni di natura professionale (una parte del progetto di ricognizione visiva operata presso Elstal, vicino a Berlino, è stata pubblicata sulla rivista Casa Vogue n. 29/2008 con testo di Massimo Martignoni).
In realtà, il valore di queste immagini, riprese nei luoghi ove furono ospitati gli atleti che parteciparono alle Olimpiadi di Berlino del 1936, si dilata assai oltre l'evidenza reportagistica e narrativa di questi spazi e supera, di gran lunga e con ogni probabilità, le ragioni che le hanno commissionate. Ciò accade per due ragioni, importanti e significative entrambe: il notevole pathos simbolico e concettuale che caratterizza, attraverso una lettura sincronica del lavoro, le fotografie nel loro insieme e l'operazione di supporto, raffinata e delicatissima, che l'autrice opera per ricollegare, con un'idea di identità sociale, questi luoghi alle persone che li hanno vissuti ed abitati. Operazione, quest’ultima, resa possibile grazie all'uso di personaggi figurati che, dislocati sullo sfondo della proposta visiva dello spazio espositivo, finiscono per diventare, in un certo senso, i sublimati protagonisti dei luoghi fotografati. Gli spazi abbandonati, grazie alle "presenze" di sfondo che accompagnano le immagini, sembrano illuminarsi di ritrovata energia, ripopolarsi e ritornare a vivere.
Questa soluzione, basata sull'idea di attribuire ai personaggi di vecchie fotografie una valenza capace di riassegnare loro una nuova identità e di farli ritornare a "vivere", rappresenta una geniale modalità con cui impiegare il patrimonio fotografico, spesso sommerso e nascosto, di una città o di uno specifico territorio.
Leggendo la bellissima testimonianza dell’autrice, si intuisce il significato più profondo, e recondito, del suo lavoro di collage con le figure. Scrive Claudia Marini: “Da tempo rimango affascinata da questi immutati spiragli di vite sconosciute, vite che per caso incontro una sull'altra, alla rinfusa, nei mercati delle pulci. E rimango colpita da uno sguardo, da una posa, una relazione, un abito, una forte curiosità per il prima e per il dopo quell'attimo fugace fermato dalla pellicola, per l’Oltre quel ritaglio di realtà che è l'inquadratura. Mi chiedevo cosa desse significato a delle immagini-ricordo, immagini semplici, che semplicemente fermano un momento dallo scorrere del tempo, senza nessuna pretesa di artisticità. Mi rispondevo che è la persona che ne riconosce il contesto, per conoscenza diretta oppure emotiva, ereditata, a dar loro un significato. Oppure il tempo, che permette all'immagine di divenire un'immagine storica, di raccontare e mostrare altro oltre a ciò per cui al suo momento era nata. Tagliare le figure umane, togliendole dal loro contesto, e mescolarle fra di loro è un modo per creare nuove dinamiche relazionali, nuove storie, nuovi significati. In quanto Personaggi esse tornano a vivere, perchè entrano in un sistema della rappresentazione e in questo contesto io li guardo vedendoli vivi, li vedo appartenere ad un tempo presente. Solo in un contesto fantastico personaggi vissuti in epoche diverse e in luoghi diversi possono incontrarsi. Gli esseri umani che vediamo sono persone vere, esistite, reali che non hanno più un loro ruolo, non sono più nessuno, sono diventate dei fantasmi. Con il collage, lavoro sulla risensificazione della persona in quanto Personaggio. In quanto Personaggi essi tornano a vivere, perchè entrano in un sistema della rappresentazione e in questo contesto, io li guardo vedendoli vivi, li vedo appartenere ad un tempo presente. La relazione che instauriamo con il Personaggio è una relazione personale. Non ci chiediamo chi sia, di chi sia figlio, come sia vissuto (come faremmo davanti ad una fotografia), ma il Personaggio diventa nostro, non ha più nè tempo nè epoca, diventa contemporaneo e se mi suscita delle curiosità lo fa riferendosi a quella drammaturgia in cui ora vive”.
I dolcissimi "ritagli" raccolti dall’autrice in tanti anni di operosa attività, fanno intravvedere un pensiero, tutto brechtiano, volto all'importanza di accudire ed amare le cose che, apparentemente inutili, possono ritornare, grazie alle nostre attenzioni ed al nostro impegno per esse, a farci sorridere, incuriosire e, finanche, riscaldare l'anima.
Ed è proprio nella contrapposizione/complementarietà narrativa fra queste entità ectoplasmatiche e di garbata presenza e le vuote, desolanti, geometriche stanze di regime dei giochi olimpici, inesorabilmente consumate dal tempo, che si ritrova il valore di questo lavoro.
"Olympia" è un titolo che offre anch'esso, in questo gioco continuo di specchi e rimandi, un duplice piano di lettura.
Olympia è il nome di una donna tedesca che emerge dal passato grazie ad una fotografia che la ritrae e che Claudia ritaglia, separando la donna dal suo contesto originario.
Olimpia è il nome dell'antica città greca ubicata lungo il corso del fiume Alfeo, nell'Elide (Peloponneso nord-occidentale), luogo di culto e sede dello svolgimento dei giochi "olimpici", tributati, ogni quattro anni, in onore di Zeus.
Olympia è un film documentario, il primo mai girato su un’Olimpiade, diretto da Leni Riefenstahl che documenta proprio i giochi olimpici di Berlino 1936.Con questa duplicità di significati, “Olympia” non è solamente una rassegna fotografica su un luogo completamente dismesso e costruito per le Olimpiadi del 1936, ma è un'invenzione visiva sull'identità che permette di "riannodare" i fili di un discorso fra il tempo, la memoria e le persone di un'intera città.
Queste immagini divengono quindi una sorta di “universale” interpretativo con cui è possibile ritrovare, senza più timore di perderle, le tracce della nostra contemporaneità.
Un segnale importante, quello di Claudia Marini, da cogliere e su cui riflettere intensamente.
In questi oscuri tempi, densi di superficialità e retorica, nei quali tutto sembra costruito per obnubilare le nostre coscienze e travolgere ciò che è stato, "Olympia" ci permette di continuare a sognare, attraverso le icone del passato (il silenzio dei luoghi e gli sguardi intensi delle figure), rendendoci più critici con il nostro presente.
Luca Chistè © | Phf Photoforma | gennaio 2011
www.prettoexpo.org | www.claudiamarini.it |
Per ulteriori informazioni: info@prettoexpo.org
[Le foto della vernice e dell'autrice sono di Luca Chistè | © Phf Photoforma]
Ringraziamenti:
L'autrice desidera ringraziare la Società Ondulati Santerno spa | www.ondulatisanterno.it |
[ph. CLaudia Marini | ©]
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